All’inizio dell’anno si è manifestata una certa preoccupazione nei consumatori in seguito alla pubblicazione di uno studio effettuato da ricercatori USA, in cui si suggeriva che i livelli di inquinanti organici, tra cui diossine e PCB, nel salmone di allevamento, possono comportare un rischio per la salute. Il consiglio di consumare meno di mezza porzione al mese di salmone di allevamento (proveniente da specifiche zone), fornito in tale studio è in netto contrasto con il consiglio di mangiare una porzione di pesce grasso alla settimana, avanzato dalle autorità alimentari. Lo studio, tuttavia, non presenta nuovi dati poiché i livelli di contaminanti sono coerenti con quelli precedentemente riportati in studi di dimensioni più ridotte e rimangono all’interno delle linee guida sulla sicurezza accettate a livello internazionale.
La discrepanza deriva dal fatto che gli autori hanno basato i loro consigli su un metodo di analisi dei rischi che non è internazionalmente accettato dai tossicologi e dagli altri esperti di sicurezza alimentare. Le autorità di sicurezza alimentare in Europa e negli USA sono concordi nel ritenere che lo studio non debba essere fonte di nuove preoccupazioni e che mangiare una porzione di salmone di allevamento alla settimana è tuttora considerato sicuro.
Il rapporto rischi – benefici
Se si seguono le linee guida ufficiali, qualsiasi potenziale rischio associato al consumo di pesce viene minimizzato ed è più che compensato dai benefici per la salute. Vi sono prove sempre più consistenti del fatto che i PUFA di tipo Omega-3, che sono presenti nel pesce grasso, possono ridurre il rischio di invalidità e morte dovute a malattia coronarica e possono avere un effetto benefico negli stati infiammatori, come l’artrite, e nella prevenzione di alcuni tipi di cancro. Il salmone resta l’alimento proteico più benefico per il cuore. E’ tra i pochi cibi proteici ad avere un notevole effetto antinfiammatorio perché è particolarmente ricco di acidi grassi essenziali omega 3 (EPA – DHA). E’ il cibo più ricco di un pigmento antinfiammatorio ed antiossidante di colore arancione che appartiene alla famiglia dei carotenoidi, chiamato astaxantina. Nel salmone è presente il DMAE (dimetilaminoetanolo) una sostanza neurochimica naturalmente presente nell’organismo umano, capace di agire sul tono dei muscoli della cute del viso e quindi esercitare un effetto di riduzione delle rughe tipo “lifting”.
L’ideale è consumare il salmone non allevato ed in maniera specifica quello rosso selvaggio dell’Alaska, in quanto contiene una quantità superiore di omega 3 rispetto a quello di allevamento e presenta quantità trascurabili di inquinanti.
La decisione del consumatore di includere o escludere qualsiasi alimento dalla dieta, dunque, deve basarsi sull’informazione scientifica più che sui titoli dei giornali.