Ippocrate, il padre della medicina, diceva: “fa che il tuo alimento sia il tuo medicamento e che il tuo medicamento sia il tuo alimento”, sostenendo l’importanza del cibo per raggiungere uno stato di salute ottimale. Un concetto ovvio alla luce delle recenti scoperte ma che ha generato un fiorire di diete di ogni tipo, tutte più o meno supportate da dati scientifici, ma spesso in contraddizione tra loro.
Nonostante ciò, tuttavia, alcune persone hanno tratto vantaggio da questi regimi alimentari.
Ma perché alcuni si e altri no? Perché un alimento che giova ad una persona non ha effetti o addirittura può nuocere ad un’ altra?
La presenza di diversità genetiche tra una persona e l’altra implica, non tanto una ricerca di regole nutrizionali generali, uguali per tutti, quanto l’elaborazione del tipo di alimentazione che più si adatta alle caratteristiche costituzionali e genetiche individuali.
Il cibo che mangiamo, pertanto, non deve essere visto soltanto come una fonte di calorie, ma come un modulatore della salute e della forma fisica in grado di interagire con i vari processi metabolici e, per questo, capace di aumentare il rischio di malattia oppure di aprirci le porte alla salute.